Patire insieme, condividere

I Verbi del Cuore

Com-passione


Nella parabola del Buon samaritano c'è scritto che, al vedere un uomo mezzo morto steso sul ciglio della strada, lui “ne ebbe compassione”: nel testo greco si legge: “provò un amore viscerale”. Lo stesso termine è usato anche nel primo comandamento: “ama (visceralmente) il tuo Dio con tutto il CUORE”.
Gesù sta dicendo qualcosa che all'orecchio di un ebreo suona come una bestemmia: ebbe compassione non vuol dire ebbe misericordia! Avere compassione è un termine tecnico, che nell'Antico Testamento indica sempre, soltanto ed esclusivamente, l'azione di Dio verso gli uomini: Dio verso gli uomini ha compassione; gli uomini verso i loro simili hanno misericordia, non compassione.
COM-PASSIONE significa restituzione di vita, che solo Dio può dare. Nel Vangelo, oltre a questo caso, troviamo il verbo usato nell'incontro di Gesù con la vedova di Naim: egli prova compassione e risuscita il figlio. Nella parabola del figliol prodigo il padre vede il figlio e ha compassione, lo riabilita alla vita di famiglia.
Gesù quindi attribuisce ad un eretico, indemoniato e impuro l'atteggiamento che solo Dio può avere: la COM-PASSIONE.
Avere in sé questo stato d'animo non dipende dalla frequenza al tempio, neanche dal Dio in cui si crede o dall'atteggiamento che si ha verso di lui. Gesù ci insegna che dipende da come ci si comporta verso gli altri.
Nella religione il credente è colui che obbedisce a Dio, osservando le sue leggi. Con Gesù questo atteggiamento finisce. Egli non inviterà mai gli uomini ad obbedire a Dio, perché Dio non chiede obbedienza, ma somiglianza! L'obbedienza significa sempre una distanza tra chi comanda e chi esegue; la somiglianza accorcia queste distanze: ecco perché siamo chiamati figli di Dio: perché somigliamo al Padre, praticando un amore simile al suo.
Il Samaritano antepone l'accoglienza e l'aiuto nei confronti del ferito al di sopra dei suoi personali interessi: mentre si trova in viaggio, incrocia quel malcapitato e si ferma, ritarda i suoi impegni.
Soccorrendo quel povero, egli espone effettivamente se stesso ai rischi della violenza. Entra in una situazione 'a rischio', perché sa che la zona è percorsa da delinquenti, ma non calcola il pericolo; pensa piuttosto all'altro, che è in fin di vita.
In questo modo non si conforma all'atteggiamento degli altri: del sacerdote, del levita, degli stessi samaritani. Fa' quello che gli dice il cuore e che ritiene il suo dovere, senza cercare scuse per non farlo, nonostante che “tutti fanno così”.
Impiega le risorse di cui dispone: deterge le ferite, le fascia con bende improvvisate e cerca una sistemazione più adeguata: si comporta come il Dio di Gesù, mettendosi al servizio degli uomini.
 

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